Poesie del giovedì

RITRATTO DELLA MIA BAMBINA

La mia bambina con la palla in mano,
con gli occhi grandi colore del cielo
e dell’estiva vesticciola: “Babbo
-mi disse – voglio uscire oggi con te”
Ed io pensavo : Di tante parvenze
che s’ammirano al mondo, io ben so a quali
posso la mia bambina assomigliare.
Certo alla schiuma, alla marina schiuma
che sull’onde biancheggia, a quella scia
ch’esce azzurra dai tetti e il vento sperde;
anche alle nubi, insensibili nubi
che si fanno e disfanno in chiaro cielo;
e ad altre cose leggere e vaganti.

Umberto Saba

QUALCOSA CHE NON C’E’

Tutto questo tempo a chiedermi cos’è che non mi lascia in pace
Tutti questi anni a chiedermi se vado veramente bene così
Come sono
Così
Così un giorno
Ho scritto su un quaderno io farò sognare il mondo con la musica
Non molto tempo dopo quando mi bastava fare un salto per raggiungere…
La felicità
E la verità è che…

Ho aspettato a lungo
Qualcosa che non c’è
Invece di guardare
Il sole sorgere

Questo è sempre stato un modo per fermare il tempo e la velocità
I passi svelti della gente, la disattenzione, le parole dette senza umiltà
Senza cuore
Così…
Solo per far rumore

Ho aspettato a lungo
Qualcosa che non c’è
Invece di guardare
Il sole sorgere

E miracolosamente
non ho smesso di sognare
E miracolosamente
Non riesco a non sperare…

Che se c’è un segreto è
Fare tutto come se
Vedessi solo il sole
Un segreto è
Fare tutto come se
Fare tutto come se
Vedessi solo il sole
Vedessi solo il sole
E non
Qualcosa che non c’è

Elisa
AGONIA
Girerò per le strade finché non sarò stanca morta
saprò vivere sola e fissare negli occhi
ogni volto che passa e restare la stessa.
Questo fresco che sale a cercarmi le vene
è un risveglio che mai nel mattino ho provato
così vero: soltanto, mi sento più forte
che il mio corpo, e un tremore più freddo
accompagna il mattino.

Son lontani i mattini che avevo vent’anni.
E domani, ventuno: domani uscirò per le strade,
ne ricordo ogni sasso e le striscie di cielo.
Da domani la gente riprende a vedermi
e sarò ritta in piedi e potrò soffermarmi
e specchiarmi in vetrine. I mattini di un tempo,
ero giovane e non lo sapevo, e nemmeno sapevo
di esser io che passavo-una donna, padrona
di se stessa. La magra bambina che fui
si è svegliata da un pianto durato per anni
ora è come quel pianto non fosse mai stato
.
E desidero solo colori. I colori non piangono,
sono come un risveglio: domani i colori
torneranno. Ciascuna uscirà per la strada,
ogni corpo un colore-perfino i bambini.
Questo corpo vestito di rosso leggero
dopo tanto pallore riavrà la sua vita.
Sentirò intorno a me scivolare gli sguardi
e saprò d’esser io: gettando un’occhiata,
mi vedrò tra la gente. Ogni nuovo mattino,
uscirò per le strade cercando i colori.

Cesare Pavese

La condizione delle donne nei Paesi dell’allargamento: l’altra metà del cielo allo specchio

La condizione delle donne nei Paesi dell’allargamento: l’altra metà del cielo allo specchio

venerdì 27 aprile 2007 14.01

Ripubblico qui una breve ricerca che ho fatto nelle ore di tirocinio quando ero all’università… sperando possa essere utile a qualcuno!

1 – Introduzione

Il 1° maggio 2004 si è “festeggiato” l’ingresso a pieno titolo nell’UE di 9 Paesi dell’Europa Orientale; le virgolette, ahinoi, sono d’obbligo, perché, contrariamente a quanto auspicato dal mondo politico, questa data per molti ha assunto tinte fosche, o perlomeno ha destato molte perplessità a livello popolare (hanno economie deboli che assorbiranno risorse, ci saranno ingressi massicci di clandestini, e così via).

Questa diffidenza ha varie cause, la più importante delle quali è sicuramente di origine storica: la “forma mentis” dell’epoca della “cortina di ferro”, infatti, non è ancora scomparsa, sebbene oggi con una semplice carta di identità si possa arrivare dall’Oceano Atlantico al Lago dei Ciudi, al confine tra Estonia e Russia. Come ai tempi dell’Impero Asburgico, nella mente dell’europeo “occidentale” l’Asia inizia già al confine con l’Austria e, oltre la linea immaginaria che congiunge la foce dell’Oder alla linea delle Prealpi Giulie, gli scenari sociali, politici, economici e culturali per noi hanno un sapore già marcatamente “orientale”.

Al di là dei luoghi comuni, bisogna tuttavia ammettere che in ogni campo della vita civile vi sono differenze più o meno marcate tra i Paesi dell’Europa occidentale e orientale. Ciò però non significa che questi ultimi siano sempre in una posizione svantaggiata rispetto ai primi, tutt’altro: ad esempio, nel campo accademico la gestione socialista è stata, se non lungimirante, perlomeno positiva, permettendo il raggiungimento di livelli di scolarizzazione molto alti (in Ungheria si parla addirittura del 99%) e la formazione di centri d’eccellenza che molti Paesi europei farebbero bene ad invidiare.

Nel campo delle pari opportunità, invece, il panorama è caratterizzato da luci e ombre: vero è, tuttavia, che l’applicazione del principio egalitario socialista ha fatto compiere un salto notevole a quei Paesi nei quali le donne non avevano tradizionalmente molte possibilità di carriera e di partecipazione alla vita politica. Vi erano leggi che sancivano la parità giuridica dei sessi (con qualche eccezione per quanto riguarda lavori pericolosi particolarmente pesanti, riservati agli uomini), ma esse non venivano applicate sempre con rigore, poiché, come accade nella gran parte del mondo, vi erano palesi contrasti tra i principi enunciati e la mentalità imperante, che rimaneva ancora prevalentemente maschilista. La transizione democratica degli anni ’90 ha messo ancor più in evidenza queste contraddizioni: con il venir meno della “morale socialista” e delle regole di vita che proponeva, la Weltanschauung tradizionale ha nuovamente preso vigore, facendo talvolta registrare un regresso dal punto di vista dell’emancipazione femminile.

Il processo d’integrazione europea ha risvegliato l’interesse per questa particolare problematica, poiché la garanzia dell’uguaglianza e la lotta alle discriminazioni sono due requisiti fondamentali che i Paesi devono soddisfare, per poter avviare i negoziati d’adesione all’UE.

Vediamo ora come si è sviluppato il cammino legislativo volto al raggiungimento di questi obiettivi.

2 – Norme comunitarie sulle pari opportunità

Gli sforzi legislativi per raggiungere un’effettiva parità fra i sessi in Europa hanno inizio in Europa alla fine della prima guerra mondiale (Trattato di Versailles, 1921); tuttavia, poco o nulla venne fatto per applicare concretamente i principi enunciati a quell’epoca – al di là dello sfruttamento della forza lavoro femminile durante il periodo bellico, ma ben difficilmente può essere definita “emancipazione”. Ad ogni modo, è proprio nel periodo tra le due guerre che in alcuni Stati il diritto di voto viene esteso anche alla popolazione femminile (in Danimarca, Austria, Estonia, Polonia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svezia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lituania, Irlanda, Regno Unito e Spagna; in altri Paesi questa concessione diventerà definitiva solo dopo il ’45, mentre in Finlandia il suffragio universale diventa realtà già nel 1906!).

Bisogna però attendere il secondo dopoguerra, e più precisamente il 1957, perché il problema della parità retributiva tra uomo e donna compaia nuovamente in un trattato internazionale: l’articolo 119 del Trattato di Roma, con il quale nasce il Mercato Comune Europeo, impegna infatti gli Stati membri ad intraprendere azioni legislative efficaci mirate a raggiungere quest’ambizioso obiettivo.

Interventi più concreti si hanno negli anni Settanta, con l’approvazione di un Programma di azione sociale (21 gennaio 1974) che, tra i suoi obiettivi, ha la piena occupazione, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro e il maggior coinvolgimento dei cittadini nelle istituzioni europee. Vengono inoltre emesse tre direttive mirate all’avvicinamento delle legislazioni in materia di parità retributiva (dir. 75/117/CEE), parità di accesso alla formazione e al mondo del lavoro (dir. 76/207/CEE) e di sicurezza sociale (dir. 79/7/CEE).

A questo punto viene sviluppata anche una politica comunicativa più efficace e capillare per far conoscere alle donne il processo di costruzione europea, le iniziative comunitarie a loro rivolte e per stimolarle ad adoperarsi attivamente per il riconoscimento dei loro diritti.

Nel 1982 la Commissione europea approva il primo Piano d’azione sulle pari opportunità (che sarà seguito da altri 4 entro il 2000); sempre negli anni Ottanta vengono emesse direttive mirate a tutelare il lavoro femminile, la sicurezza sociale, la parità di trattamento economico. Accanto alle iniziative legislative nascono poi le RETI, ovvero dei gruppi di lavoro che si dedicano allo studio di problematiche specifiche riguardanti le pari opportunità – Donne nell’occupazione, Diversificazione delle scelte professionali, Azione positiva nel settore privato, Gruppo di lavoro sull’alta funzione pubblica, Comitato direttivo per la parità delle opportunità alla radio e alla televisione, la rete IRIS sulla formazione professionale.

Alla fine degli anni Ottanta, con la caduta del Muro di Berlino, l’Europa ricomincia a “guardare ad est”, ovvero a prendere in considerazione l’ipotesi di accogliere al suo interno le ex – Repubbliche popolari (una di esse, la Germania orientale, viene inglobata di fatto già nel 1989). I problemi da risolvere sono tuttavia parecchi: oltre al risanamento dell’economia e alla transizione democratica, ai paesi candidati si chiede anche una maggiore tutela delle minoranze e il rispetto rigoroso dei diritti umani e politici, inclusi quelli delle donne.

Tuttavia, non sempre le dichiarazioni d’intenti sono state messe in pratica, e le contraddizioni che caratterizzavano la condizione femminile in questi paesi sono ancora diffuse ed evidenti.

3 – La legislazione per le pari opportunità nei Paesi dell’Europa Orientale

Nelle Costituzioni di quasi tutti gli Stati entrati nell’UE con 1° maggio 2004 è detto esplicitamente che uomo e donna hanno pari diritti e devono avere pari opportunità, soprattutto in campo lavorativo. Tuttavia, sebbene formalmente questi Paesi abbiano recepito perlomeno le disposizioni base dell’UE in materia, la realtà quotidiana è ancora piuttosto difficile per le donne, che spesso non hanno gli strumenti o le conoscenze per far valere i loro diritti in caso di discriminazioni.

In alcuni Stati vi sono delle limitazioni per quanto riguarda l’accesso a mestieri potenzialmente pericolosi perla salute e la funzione procreativa delle donne (Bulgaria, Ungheria), oppure mancano tribunali del lavoro o sindacati abbastanza forti da intraprendere azioni efficaci per la tutela delle lavoratrici.; ancora, l’obbligo di non discriminare né favorire i lavoratori tenendo conto di un criterio qualsiasi, sesso incluso, a volte costituisce un ulteriore ostacolo per le donne in cerca di occupazione (Estonia), che in ogni caso si ritrovano con stipendi mediamente inferiori del 20% rispetto a quelli degli uomini (anche perché la maggioranza delle donne è impiegata in settori poco qualificati o meno remunerativi). Inoltre, in molti Stati non sono presenti ONG femminili o movimenti per l’emancipazione femminile (Romania): questo impedisce lo sviluppo di una coscienza di genere e della consapevolezza dei propri diritti, oltre a sottrarre una possibilità di tutela e assistenza concreta. Problematica è anche la situazione delle norme sulla violenza, soprattutto domestica, che non è ancora adeguatamente perseguita, sebbene si stiano compiendo sforzi per allineare la legislazione a quella dell’UE.

Vi sono tuttavia casi in cui alla revisione delle norme sulle pari opportunità è effettivamente corrisposto un miglioramento delle condizioni di vita delle donne: è il caso di Cipro, forse lo Stato più all’avanguardia tra i nuovi membri dell’UE, oppure della Repubblica Ceca, dove il numero delle imprenditrici sta crescendo sensibilmente.

4 – La condizione femminile nei Paesi dell’Europa Orientale

Come accadeva per gli uomini, durante la Repubblica popolare anche per le donne era obbligatorio trovare un’occupazione; tuttavia, dato che i lavori domestici e la cura della famiglia erano rimasti di competenza quasi esclusivamente femminile, erano state approvate norme apposite che aiutavano le donne a conciliare il loro duplice ruolo lavorativo e privato.

Queste stesse leggi, tuttavia, relegavano gran parte della popolazione femminile attiva a lavori poco qualificati e mal pagati; nella politica, grazie ad un sistema di quote, la presenza delle donne era sì garantita a livello locale, ma diminuiva fino a scomparire man mano che ci si avvicinava alle cariche più elevate. Migliore era la situazione in ambito accademico, dove la presenza femminile (pure se con la stessa struttura “a piramide” della politica) era più forte, e, d’altro canto, in nazioni come l’Ungheria il numero delle laureate supera ancora oggi quello dei laureati uomini.

Tutto questo è all’origine di una percezione distorta del concetto di “emancipazione”, che nel periodo socialista fu ridotto al semplice ambito lavorativo – ”fai lo stesso lavoro di un uomo, è il massimo che puoi ottenere dalla vita”. Non ci si può dunque stupire del fatto che, al momento della transizione, mentalità di tipo patriarcale abbiano ripreso vigore, spesso incoraggiate dalle stesse donne, che vedevano come un lusso il poter essere semplicemente “casalinghe”, come le occidentali.

Tuttavia, ben presto è divenuto evidente quanto questo “revival” sia controproducente per la carriera femminile; inoltre, la scomparsa o l’attenuazione degli strumenti di tutela dello stato sociale ha messo in crisi le famiglie, aggravando le situazioni di disagio economico presenti soprattutto nelle campagne e nelle periferie.

La transizione verso l’economia di mercato è stata travagliata per tutti, con i riflessi negativi che ha avuto sull’occupazione totale; stranamente, però, nell’ultimo decennio in alcuni Stati (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia) l’occupazione femminile non ha seguito il brusco calo di quella maschile, poiché la gran parte dei licenziamenti è avvenuta in settori dove la presenza delle donne era irrilevante (ad esempio nell’industria pesante). D’altro canto, i settori nei quali dall’89 è maggiormente aumentata la percentuale di lavoratrici sono anche quelli il cui prestigio è diminuito maggiormente negli ultimi 20 anni.

Oggi, in linea con la tendenza dei paesi occidentali, la presenza femminile è prevalente nel settore terziario – pubblica amministrazione, scuola, sanità – con punte del 73% (Lettonia); ancora alta rimane la partecipazione al settore agricolo (soprattutto in Romania e Polonia), cosa che pone non pochi interrogativi, in vista di una futura evoluzione tecnologica e organizzativa che farà diminuire drasticamente il fabbisogno di manodopera poco qualificata. Per quanto riguarda il campo accademico, il numero delle scienziate è sì in aumento, ma il taglio dei fondi alla ricerca mette in seria difficoltà gli istituti, che sono dunque costretti a ridurre organici e stipendi; sovente è l’abbandono degli scienziati uomini ad aprire le porte della ricerca alle donne, sicché l’aumento della presenza femminile non è dovuto tanto alla diffusione di nuove mentalità, quanto al declino del prestigio della ricerca. Inoltre, per quelle scienziate che desiderano formare una famiglia il cammino è ancora più arduo, e dunque, vista la mancanza di adeguati strumenti di tutela, non di rado le scienziate sono costrette a scegliere tra carriera e famiglia, con le conseguenze che si possono immaginare.

Un altro problema pressante è quello della riqualificazione professionale delle quaranta – cinquantenni: mentre le più giovani conseguono titoli di studio e qualifiche aggiornate (che le indirizzano verso lavori più remunerativi e prestigiosi), per chi ha perso il lavoro negli anni Ottanta ed alla ricerca di una nuova occupazione non vi sono prospettive rosee, dato che spesso mancano anche le possibilità di aggiornamento professionale.

Tristemente nota è anche la piaga della “tratta”, che coinvolge migliaia di donne dell’Europa orientale, attratte con l’inganno in occidente dal miraggio di un lavoro remunerativo e avviate alla prostituzione dalle organizzazioni criminali locali e da alcuni connazionali affiliati. Azioni concrete per combattere questo obbrobrio sono state perciò inserite tra i requisiti fondamentali da soddisfare per i nuovi Stati che desiderano far parte dell’ Unione Europea.

Non bisogna dimenticare a questo proposito la grave situazione delle donne Rom, non solo in Europa orientale: se la pratica ignobile della sterilizzazione forzata è oggi meno diffusa di un tempo, le donne Rom oggi hanno scarsissime possibilità di reagire alle violenze, alle discriminazioni e alle costrizioni (matrimoni combinati in giovane età, accattonaggio, prostituzione), poiché sono vittime sia della mentalità tradizionalmente maschilista della loro comunità, sia della diffidenza delle altre donne e delle autorità costituite.

In conclusione, possiamo affermare che in questi Paesi la condizione femminile sta pian piano migliorando, nonostante le difficoltà siano ancora molte e difficili da superare.

Ci vorrà ancora del tempo, perché le politiche e le normative delle ex – Repubbliche popolari riguardo alle pari opportunità si conformino allo standard europeo, sebbene in alcuni campi si siano compiuti progressi notevoli. Il pieno raggiungimento di questi obiettivi è però subordinato al consolidamento della percezione “positiva” dell’Unione Europea, realtà che deve essere considerata come opportunità di sviluppo, e non come ostacolo. Anche in questo senso, il cammino da compiere è ancora lungo.

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Bibliografia:

Dinucci Manlio, Il sistema globale seconda edizione – Geografia del sistema globale, Zanichelli Editore, 2006 http://www.zanichelli.it/materiali/dinucci

Di Sarcina Federica, Donne e cittadinanza in Europa. Politiche di coesione, d’integrazione, di parità, Centro di ricerca sull’integrazione europea – Università di Siena, 6 dicembre 2006, http://www.bluestone.it/donnepoliticaistituzioni/materiale.asp

Gruppo di lavoro del Segretariato generale – Task force “Ampliamento”, Nota tematica n° 26 – I diritti delle donne e l’ampliamento dell’Unione Europea, Parlamento Europeo, Lussemburgo, 14 luglio 1998

Philippe Busquin, Spreco di talenti: la situazione delle scienziate nei paesi dell’Europa orientale, Bruxelles, 30 gennaio 2004, http://europa.eu.int/comm/research/science-society/highlights_en.html

Raspini Matilde, Società: l’occupazione femminile nei Paesi dell’allargamento, http://www.ciss.it/societa/lavorodonne.htm

The Helsinki Group, Women as a science policy focus – National reports from the countries associated to the 5th Framework Programme, novembre 2000 http://ec.europa.eu/research/science-society/page_en.cfm?id=2906

Poesie della domenica

Sull’Amicizia

E un adolescente disse: Parlaci dell’Amicizia.
E lui rispose dicendo:
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E’ il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
E’ la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.

Quando l’amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell’amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall’amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell’amicizia altro scopo che l’approfondimento dello spirito.
Poiché l’amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore, ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.

E il meglio di voi sia per l’amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell’amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.

(Khalil Gibran, da “Il Profeta“)

Le stelle nel sacco

Hai appena mosso un braccio
Sei sveglia o stai dormendo
E’ più di un ora che ti sento respirare
A un centimetro da me

Non è questione di coraggio
Ma di scegliere il momento
E’ da quando sono sveglio
Che non so pensare ad altro
Perciò mi do da fare
Per svegliare anche te

Adesso apro la finestra
E volo fino al cielo
Metto le sue stelle
dentro a un sacco
E le spargo tutte intorno a te
Tu che ti volti e mi chiedi perché
Sì, sì, sì, tu che ti raggomitoli
contro di me

Di più… Di più… Di più…
Allora mi vuoi bene anche tu
Si aprono le porte del cielo
Che esplode e cade a pezzi
come fosse di vetro
E sento un brivido
Mi sento libero
Il primo e l’ultimo
Ed è bellissimo…

Ringrazio Dio che ti ha creato
Guardo i tuoi occhi anche se è buio
E metto in banca questo bacio
L’ultimo bacio che mi hai dato

Io ti porto nel posto più lontano
Atterriamo su uno scoglio
Mentre ti dico in un orecchio
Tutto il bene, tutto il bene
che ti voglio

Lo so che un giorno moriremo
Ma spero ci sia un letto
anche nel cielo
Tra le nuvole e le stelle
Per questo amore vero

No, questo amore non morirà mai… mai… mai…
Arriverà alle porte del cielo
e anche più in là
Arriverà ai confini del cielo
e anche più in là

E se non ci sarà posto in cielo
Va bene anche l’inferno
Perché quando l’amore è vero
L’amore è eterno

E’ come il lampo, non torna più indietro
E’ il razzo, il fulmine che illumina il cielo
Mi sento libero
Dentro a quel brivido
Un corpo unico
Nel golfo mistico

Ancora un attimo
Ancora un brivido
L’ultimo attimo
Ed è bellissimo

(Lucio Dalla, 2003)

166. O Me! O Life!

O me! O life!… of the questions of these recurring;
Of the endless trains of the faithless–of cities fill’d with the foolish;
Of myself forever reproaching myself, (for who more foolish than I, and who more faithless?)
Of eyes that vainly crave the light–of the objects mean–of the struggle ever renew’d;
Of the poor results of all–of the plodding and sordid crowds I see around me;
Of the empty and useless years of the rest–with the rest me intertwined;
The question, O me! so sad, recurring–What good amid these, O me, O life?

Answer.

That you are here–that life exists, and identity;
That the powerful play goes on, and you will contribute a verse.

(Walt Whitman, da Leaves of Grass)