Ironia della storia: il 9 novembre 2019 abbiamo ricordato i 30 anni dalla Caduta del Muro di Berlino. Adesso, appena cinque mesi dopo, le quattro mura di casa nostra sono diventate la protezione migliore contro il virus, e spopola l’hashtag #distantimauniti.
Eppure abbiamo esaltato a lungo il fatto di abbattere i muri come condizione imprescindibile per la costruzione e il mantenimento della pace e della cooperazione tra popoli. Purtroppo questa parola in tempi di crisi non è sempre stata compresa e messa in pratica, alle volte ha prevalso (e ahimè continuerà a prevalere) la logica del “prima noi” a discapito degli altri… eppure abbiamo assistito a gesti splendidi di altruismo e solidarietà anche fra Stati, donazioni di materiale, invio di staff medici (perfino da Cuba e Albania, che nell’immaginario collettivo non sono esattamente nazioni “ricche”, eppure ci hanno aiutati). Ecco, le mie scelte di questi giorni vorrebbero essere un augurio di speranza: che anche nella assoluta difficoltà di questi tempi sappiamo trovare il coraggio e la forza di non chiuderci e non rifiutare le richieste di aiuto (fosse anche solo il vicino anziano che ha bisogno di avere la spesa a casa). Restiamo umani. E diventiamolo anche nelle piccole cose, perché “chi è fedele nel poco sarà fedele anche nel molto” (Vangelo Lc, cap. 16 v. 10)
GIORNO 21: Bon Jovi – Walls
Il prossimo brano è un perfetto esempio di cosa sia l’orchestrazione e di come ogni piccolo contributo si dia alla musica sia fondamentale. Si costruisce su appena due melodie, con caratteri diversi, e parte semplicemente con un ritmo di percussione e un accompagnamento pianissimo di archi in pizzicato, per crescere e arricchirsi man mano fino ad esplodere in un fortissimo di tutta l’orchestra. Pensate, il percussionista ripete la stessa cellula ritmica per qualcosa come 300 volte fino alla fine del brano, ed è la base su cui viene costruito tutto il pezzo. Guai a sbagliare o avere incertezze. Ed è quello che conta anche nella vita no? Per quanto piccolo sia il nostro compito o apparentemente semplice, se è fatto bene permette a tutti gli altri di andare avanti e creare cose meravigliose.
Il brano era stato scritto per la ballerina Ida Rubinstein nel 1928, ma la coreografia che vi segnalo è quella creata da Maurice Bejàrt nel 1961 per i Ballet du XXème siècle, qui nell’interpretazione di Jorge Donn (ma ci sono meravigliose versioni di stelle del balletto come Luciana Savignano e Sylvie Guillem).
GIORNO 22: Maurice Ravel – Boléro
L’ultima è una concessione a questi bellissimi giorni di primavera, una canzone che amo molto sia per l’energia e la carica che trasmette sia per alcuni cari ricordi a cui è legata. Per me è sempre stata la canzone del “viaggio”, del primo giorno di un viaggio, il momento della partenza da casa, carichi di entusiasmo e aspettative. La ascoltavo fin da bambina, su una cassetta ormai logora ma amatissima, e mi sono sorpresa molto quando ho scoperto che era la versione vocal jazz di un brano brasiliano dal sound strepitoso scritto da Djavan. Ma la mia versione preferita resta quella dei Manhattan Transfer dell’album “Brasil”, anche se il testo non significa niente (leggere per credere!), anche se è meno brasileira dell’originale.
Ecco, la musica può essere davvero ponte e piazza, un filo rosso o multicolore che abbraccia, unisce, lega, anche mondi, persone e visioni diverse della vita. Ed è questa la musica che mi piace di più, non chiusa in una stanza buia, ma aperta e rivolta al mondo.
E con questo, buona domenica a tutti!
GIORNO 24: Djavan & Manhattan Transfer – Soul food to go (Sina)