Musicameron n.7 – CORAGGIO

Dopo la pausa della domenica (perché i giorni non devono essere tutti uguali, quindi abbiamo santificato la festa e ieri niente “lavoro”), oggi si torna virtualmente all’opera e inizia il nuovo capitolo di Musicameron.

Ho pensato per questa settimana alla parola CORAGGIO. Ce ne vuole, in questi giorni, non tanto per chi se ne sta a casa e si stufa pure un po’, perché tutto sommato sta bene e freme.

Ce ne vuole per chi deve uscire a lavorare.

Ce ne vuole per chi sta male.

Ce ne vuole per chi vuole bene a qualche ammalato, di qualunque malattia. Ora la salute anche di queste persone è più fragile che mai.

Ce ne vuole per chi è solo e lontano da casa.

Ce ne vuole per chi cerca di salvare il suo lavoro cogliendo la sfida di cambiare tutto o quasi.

La parola eroe viene spesso usata in maniera impropria ed esagerata. Ci voleva forse una pandemia, per mostrare cos’è davvero un atto di eroismo.

GIORNO 7 : David Bowie – Heroes

Poesie della domenica

POESIA

È come a un uomo battuto dal vento,
accecato di neve – intorno pinge
un inferno polare la città-
l’aprirsi, lungo il muro, d’una porta.

Entra. Ritrova la bontà non morta,
una dolcezza di un caldo angolo. Un nome
posa dimenticato, un bacio sopra
ilari volti che più non vedeva
che oscuri in sogni minacciosi.
Torna
egli alla strada, anche la strada è un’altra.
Il tempo al bello si è rimesso, i ghiacci
spezzano mani operose, il celeste
rispunta in cielo e nel suo cuore. E pensa
che ogni estremo di mali un bene annuncia.

(Umberto Saba, Il Canzoniere, Parole)

“Addormentarsi adesso
svegliarsi tra cento anni, amor mio…”

“No,
non sono un disertore.
Del resto, il mio secolo non mi fa paura
il mio secolo pieno di miserie e di scandali
il mio secolo coraggioso grande ed eroico.
Non ho mai rimpianto d’esser venuto al mondo troppo presto
sono del ventesimo secolo e ne son fiero.
Mi basta esser là dove sono, tra i nostri,
e battermi per un mondo nuovo..”
“Tra cento anni, amor mio…”
“No,
prima e malgrado tutto.
Il mio secolo che muore e rinasce
il mio secolo
i cui ultimi giorni saranno belli
la mia terribile notte lacerata dai gridi dell’alba
il mio secolo splenderà di sole, amor mio
come i tuoi occhi…”.

(Nazim Hikmet, 1945, Lettere dal carcere a Munevvér)